La Donna che spazzava il Deserto

La Donna che spazzava il Deserto
(El País VIAJES)

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Per depredare le Linee di Nazca, per prima cosa dovevano sconfiggere questa donna di ferro. Con quella determinazione che solamente una donna appassionata può avere, fece fallire intenzioni immobiliari, agricole, turistiche e solo cadde davanti la Strada Panamericana, un’opera che sarà indispensabile , ma è più indispensabile della memoria? Non potevano deviarla un pochino?
Certo, non fu lei sola, furono molti coloro che lottarono per la sopravvivenza di questo tesoro dell’umanità, questo dilemma non ancora risolto. Nessuno però arrivò ad avere tanta perseveranza, persino in tempi tanto difficili per lei, come quando durante la Seconda Guerra Mondiale, vista la sua condizione di tedesca, le proibirono di pestare il suo adorato centro di ricerca. In seguito seppe guadagnarsi il rispetto e l’affetto di tutti i peruviani.
Da dove cominciamo? Stiamo omaggiando Maria Reiche Grosse Neuman (1903-1998), chiamata anche la “Regina del deserto”, “ La donna che spazza il deserto”, “ La Dama delle pampas” e anche, naturalmente: “la gringa pazza”. Vediamo quanto pazza fosse citando un paragrafo dei suoi lavori sulle linee di Nazca: “Sarebbe avere un’opinione molto bassa degli antenati, supporre che tutto questo lavoro immenso e minuziosamente esatto e dettagliato, realizzato con coscienziosa perfezione, aveva come unica finalità lo stare al servizio di una superstizione primitiva o un culto sterile degli antenati…
Fu una tra i pochissimi europei che di fronte alle culture arcaiche americane, non perse tempo cercando affannosamente il luogo dove gli indigeni strappavano il cuore alle persone, cosa che probabilmente fecero in qualche occasione, ma non con maggior entusiasmo di quello che dedicavano nel vecchio continente al rogo delle streghe, all’impalamento e alla sedia elettrica, ancora oggi. Insomma, l’uomo fa cose orribili, ma fa anche cose grandiose alle quali si deve prestare attenzione.

Vediamo un po’ se possiamo sistemarci alla giusta misura delle cose. In questi tempi di altissima tecnologia, si è arrivato a dire che la Grande Muraglia cinese era l’unica opera umana visibile dalla luna, il che risultò fantasioso e falso. Risulta però per certo che le Linee di Nazca (Nasca, secondo altre grafie, Nasqa se seguiamo la pronuncia quechua e aymara), sono chiaramente visibili dai satelliti. È dunque certo che furono fatte affinché gli extraterrestri atterrassero? No; assolutamente no, ma non abbiamo neanche chiaro il perché diavolo le fecero e come riuscirono a fare calcoli geometrici tanto perfetti con queste dimensioni sovrumane.
Stiamo negando l’ipotesi degli extraterrestri? Non possiamo, non vediamo da nessun lato prove definitive su nessuna cosa. Se mi permettete però di esprimere un’opinione, conobbi ad Acapulco, durante un congresso, Von Daniken, che fu chi sollevò questa spiegazione e allo stesso tempo vendette in maniera sostanziosa vari libri sull’argomento. Poche volte vidi qualcuno tanto esaltato: se lo contraddicevi sembrava stesse sul punto di colpirti col primo piatto volante che avesse trovato.

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Più che i disegni, forse, dovrebbero impressionare le linee dritte, di addirittura 15 km di estensione senza quasi deviazione e questo è incredibilmente verificabile dalle foto satellitari. È come se questi indigeni fossero dotati di sofisticati teodoliti, come quelli che usano gli attuali ingegneri per tracciare le strade… Quasi tutto il resto lo si potrebbe spiegare con una buona scala e persino con una mongolfiera, visto che c’è chi dimostrò che questi indigeni precedenti agli inca furono in grado di alzarsi su di una mongolfiera come quelle che attualmente funzionano con aria calda. Avevano persino tessuti dalle trame tanto chiuse che potevano trattenere l’aria a temperature differenti. Non dico che lo fecero, quello che dico è che dimostrarono di poterlo fare.. Pertanto aggiungi questa teoria come probabile, per quanto sembri assurda.

Maria Reiche era incline a pensare che si trattasse di uno smisurato calendario astronomico, con figure che rappresentavano costellazioni e linee che indicavano la rotta celeste di determinati astri..Mm..Col massimo del rispetto, stimata Maria, è una teoria molto più seria delle solite, ma…
Ma non è migliore della prima di tutte le ipotesi, quella che espresse nel 1537 don Pedro Cieza di León, un cronista della spedizione di Francisco Pizarro, conquistatore impegnato a mostrare agli indigeni andini come si temeva, com’era e le atrocità che commetteva, un vero selvaggio da poco uscito dalla cultura europea. Pedro Cieza vide i disegni e molto spedito scrisse che erano segni che gli indios facevano per trovare i percorsi che dovevano seguire.
Personalmente , mi piacciono di più le teorie che si schierano dal lato di sentieri cerimoniali, il che, senz’altro, non spiega le figure, né la longitudine dei sentieri, né l’enorme quantità di questi.
Le linee e le figure furono costruite 300 o 400 anni prima di Cristo dai membri della cultura peruviana che chiamarono Nazca, semplicemente dalla popolazione più prossima ai giacimenti, che comprendono bellissime ceramiche decorate, alcune, con le stesse figure delle famose “Linee”. Il giacimento più famoso ha circa 500 km² di superficie.
Quanto sono grandi le figure? Le fonti ne descrivono varie: Scimmia: 95m., ragno: 32m., lucertola: 188m., radice: 80m., uccello fregata: 160m., fiore: 76m., mani: 48m., colibrì 1: 68m., colibrì 2: 95m., Araba Fenice col collo di biscia o a zigzag: 305m., pellicano: 138 m., uomo civetta ( astronauta): 40m., condor adulto: 160 m. Per lo stupore più totale però ci sono fonti che offrono altre dimensioni, maggiori di queste.

 

Guardala in queste due foto.. Valse la pena consumare quella bellezza infantile e risecchirla sotto il sole spietato delle Ande solo per un sogno? Ebbene per alcuni di noi, in questo risiede giustamente la bellezza delle persone, nel loro carattere, negli obbiettivi che si tracciano nella vita.

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Non spaventarti che non ti buttiamo giù col mucchio d’informazioni disponibili nei link che pubblichiamo sotto, come forma di gratitudine e rispetto nei confronti delle fonti che utilizziamo. Ti lanciamo però alcune pillole su questo straordinario personaggio.

Maria Reiche si alzava prima delle cinque della mattina, per “ poter vincere il sole”, vedere dove si nascondevano certi astri a seconda dei mesi dell’anno. Ogni giorno camminava tra i cinque e i sei chilometri prendendo misure e scrivendo annotazioni, così come riparava ciò che gli irresponsabili rompevano o disperdevano.

Visse per quasi 14 anni in questo deserto, in una capanna senza acqua e senza elettricità. Indossava vestiti molto economici per custodire i soldi per le sue ricerche e mangiava frutta, pane integrale, limoni, estratto di canna da zucchero e cioccolata. Niente borracce; portava l’acqua in vasi di fango, come faceva la gente di cui investigava la vita.

Alcuni dicono che fu unicamente innamorata delle Linee e figure esistenti tra Palpa e Nasca. C’è però chi assicura che ebbe una relazione con Paul Kosok, un ricercatore col quale collaborò e dal quale apprese il necessario per continuare per conto suo. Perché pur essendo tanto bella e interessante non si sposò? Il fatto è che Kosok già era sposato e c’è anche chi garantisce che questa relazione solo esistette nell’immaginazione delle malelingue. Mi piace più l’idea di concederle un amore appassionato e misterioso.

Maria identificava alcune figure come costellazioni. Così la “Scimmia” la equiparava allo Scorpione e l’ “Uccello Fregata” a una costel-lazione dell’emisfero nord! Parlava cinque lingue (tedesco, francese, spagnolo, inglese e italiano) ed era dottoressa in Matematica, Fisica, Geografia e Pedagogia..secondo quanto assicurano i suoi biografi.

Manuel Jesús Orbegozo, giornalista veterano di un quotidiano di Lima, descrive così la dama di Nasca: “ alta, magra, impressionante, con un taglio di capelli da cameriere, con un semplice golfino di cotone, una gonna scolorita e un paio di scarpe di poco valore…
È curioso che con tutti questi titoli Maria venisse a Lima dalla Germania, rispondendo ad un annuncio per la ricerca di una istitutrice da parte del console di quel paese nella capitale peruviana. Bisogna tenere in considerazione che arrivò nel 1932, quando il suo paese stava facendo un bagno nel rancore per i risultati della prima guerra. Già si era innamorata del Perù quando ripartì nel 1936 e ritornò nel paese sudamericano un anno dopo, quando intuì verso dove di dirigeva la sua patria.
Di che cosa visse a Lima? Al principio visse con le entrate come insegnante di lingue, matematica e fisica, in seguito abbandonò tutto per la ricerca e sarebbe finita molto male se non fosse stato per sua sorella Renate Reiche, che aveva una pensione da dottoressa in medicina e divideva con lei le sue privazioni e le sue speranze. Morì un anno prima di Maria, sempre di cancro. Si suppone che altre entrate accompagnarono le undici onorificenze e riconoscimenti che le diedero a partire del 1977..nonostante la cultura non ebbe mai alti contributi.

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In gioventù, con le gambe ben tornite, di certo non aveva difficoltà ad incontrare chi la aiutasse sotto la scala. Quando i turisti però arrivarono a valanga, ottenne l’aiuto per alzare questa torre che salvaguardava le reliquie.
Alcune volte la si vedeva, con atteggiamento di sfida, in mezzo alla Panamericana, cercando di impedire il passaggio dei veicoli e un’altra volta, insistette fino a quando riuscì ad impedire che si facesse un bacino di accumulazione che avrebbe sommerso parte dei disegni. Vedendo che era impossibile trattenere la valanga di curiosi, particolarmente dopo i libri di Von Daniken, ottenne i mezzi per far costruire un belvedere di 74 metri di altezza, poiché percorrendo a piedi la grande estensione non si riusciva a distinguere nulla e in cambio, si rovinavano molte tracce.

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La regina Sofia le fece visita nel 1978 e insieme a lei, la regina del deserto sorvolò l’area archeologica.

In tutto il Perù ci sono linee e disegni

Abbiamo già detto che il Perù è inesauribile e che, cultura dopo cultura, si accumularono tracce in tale quantità, che è poco più che impossibile preservarle tutte. L’ Associazione Maria Reiche International per l’Arte e la Scienza, avvisa che ci sono linee e figure di tipo somigliante in molti altri luoghi del Perù e che tutti soffrono ogni anno di enormi danni a causa della trascuratezza.
Orrore degli orrori: La Rotta Panamericana taglia a metà le figure e le linee.

Chiedono aiuto (e sollecitano interventi), ma dicono che possono fare poco quando la maggior concentrazione di questi resti archeologici si trova sia dall’uno che dall’altro lato della Strada Panamericana. Loro sono testimoni di quei turisti che scendono dai propri veicoli per raccogliere “ricordini” e nel passaggio, scalciare alcune pietre. Persino i camion si fermano e raccolgono cose, così come succede in tutto il Perù. Se vuoi collaborare con queste persone, puoi metterti in contatto con loro in Calle Roma 295, Miraflores, Lima 18, Perù. O scrivendo al loro sito www.maria-reiche.org.

Altra opzione è fare lo stesso con l’organizzazione che sembra molto seria chiamata “ Dr. Maria-Reiche- Linien und Figuren der Nasca-Kulyur in Peru” ubicata in Friedrich-List-Platz 1 , D-01069 Dresda. Tel.: +49-351-462 2936 , Fax: +49-351-462 2161
http://www2.htw-dresden.de/~nazca/Spanisch/projekt.htm

 

Finalmente se arrivasti fin lì, faresti bene ad andare a conoscere la Casa Museo Maria Reiche, al chilometro 425 della Strada Panamericana Sud. Apre da lunedì a domenica dalle 9 alle 17 e l’entrata costa 5 soles. E-mail: areichelinasca@hotmail.com
Nella foto di destra ti sembra di vedere Maria percorrere una spirale? In tal caso hai una buona vista..

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È più di un Museo, è la casa dove Maria visse e respirò il suo sogno, insieme a sua sorella Renate. Al principio fu la povera capanna senza luce e senza acqua da dove usciva a perlustrare e a prendersi cura delle linee e delle figure. È anche lì che riposano per sempre entrambe le sorelle, circondate dagli spettri di una civiltà le cui tracce sopravvivono, ma a fatica.

Chi potrebbe prendere la scopa di Maria Reiche con tanta devozione come la sua? “ Se avessi cento vite, le darei per Nazca”, scrisse in un’occasione. Quanto manca una Maria Reiche ai nostri mucchietti di indios a Rocha!

Un po’ di più su questo appassionante tema.

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Fotografia di uno dei canali costruiti dalla cultura Nazca e che oggi, dopo quasi due millenni, sono tuttavia in uso. Per costruire gli acquedotti, i nazcas per prima cosa scavavano vari pozzi ubicati separatamente gli uni dagli altri a una distanza tra i 20 e i 50 metri, fino a che incontravano l’acqua.
Successivamente collegavano alcuni pozzi con altri attraverso canali come quello dell’immagine e lo portava fino ai depositi d’acqua usati per l’irrigazione delle valli.

“Condor I” chiamarono allo stesso modo una mongolfiera ad aria calda che realizzò Jim Woodman dopo aver verificato l’idoneità dei tessili di Nazca. Per fare dirigibili , l’azienda “ Raven” utilizza tele di 65×35 filamenti per centimetro quadrato. I tessuti nasqas , avevano 80×45 filamenti, cosicché non lasciavano fuoriuscire l’aria e nemmeno potevano essere penetrati dall’acqua. Il 23 novembre del 1975 l’aeronave sorvolò le linee a 130 metri di altezza, aprendo la possibilità a un’altra ipotesi, ancor più sconvolgente rispetto a quella degli extraterrestri.

ladamadenasca
http://www.maria-reiche.org/lineas/Home.html
http://www.elorigendelhombre.com/lineas%20de%20nazca.html
http://www2.uah.es/vivatacademia/anteriores/n51/sociedad.htm
http://www2.uah.es/vivatacademia/anteriores/n51/sociedad.htm
http://www.taringa.net/posts/apuntes-y-monografias/17314974/La-mujer-que-barr-a-el-desierto.html
Guillermo Pérez Rossel
Un aneddoto straordinario, quasi magico nella vita di Maria Reiche accadde a Cusco nel 1932. Durante una passeggiata si punse il dito medio della mano destra. L’infezione avanzò e dovettero amputarle il dito. Possiamo immaginare la sorpresa di Maria quando vent’anni dopo, nel 1952, si trovò davanti la figura della Scimmia, con solo 9 dita delle mani?

(fonte: portale peruviano; nascaperu.com; Maria Reiche)

Traduzione: Tania Gibertini