Violeta Parra

Violetadi Giuliana Proietti

Violeta del Carmen Parra Sandoval (più conosciuta come Violeta Parra), nacque a San Carlos, nella provincia di Chillán, Cile del Sud, il 4 ottobre 1917. Violeta è, tutt’ora, la cantante, poetessa e pittrice cilena più significativa e più conosciuta nel mondo. Suo padre, Nicamor, era professore di musica, sua madre, Clarisa Sandoval Navarrete una contadina, capace di suonare la chitarra e di cantare canzoni popolari, faceva la sarta. I Parra vivevano in condizioni molto precarie e disagiate, in una modesta abitazione di Lautaro, un sobborgo di Santiago del Cile. Violeta era la terza di nove figli ed inoltre aveva due fratellastri, figli di primo letto della madre.
Nel 1927 la famiglia si trasferì a Chillán ed in questo periodo il Professor Parra perse definitivamente il lavoro e cominciò a bere, per alleviare le sue frustrazioni. Mentre la madre faceva l’impossibile per cercare di aiutare la numerosa famiglia, lavorando come sarta, i figli (Violeta aveva dieci anni ed aveva già imparato a suonare la chitarra) si guadagnavano degli spiccioli suonando e cantando sui treni, nei locali, nelle strade, perfino nei bordelli. A dodici anni Violeta cominciò a comporre i primi versi, esprimendo nelle sue liriche tutte le difficoltà di una bambina costretta a rinunciare agli studi e ad aiutare i genitori ed i fratelli nel lavoro dei campi.

Nel 1929 morì il padre e allora il fratello maggiore di Violeta, anche lui chiamato Nicanor Parra, che studiava e lavorava a Santiago propose alla sorella di raggiungerlo a Santiago. Lì Violeta, che aveva quindici anni, studiò da maestra elementare nella Escuela Normal de Niñas e, mentre studiava, si guadagnava da vivere suonando e cantando, spesso con la sorella Hilda (il duo si presentava come Las Hermanas Parra nei bar, nei circhi ed in altri luoghi di ricreazione).

Dopo il diploma di maestra elementare, a 23 anni Violeta Parra esordì in un teatro della capitale cilena e incise i suoi primi dischi di musica popolare Nel 1935 la famiglia Parra poté finalmente ricongiungersi a Santiago, con l’arrivo della madre e degli altri fratelli. Nel 1937, Violeta conobbe Juan Cereceda Arenas, ferroviere e sindacalista, che dopo poco sposò e dal quale ebbe due figli: Isabel e Ángel (entrambi diverranno cantanti e musicisti e accompagneranno la madre nella sua parabola artistica; durante la dittatura di Pinochet, come gli Inti-Illimani, essi vissero in esilio in Italia).

Il matrimonio con Luis entrò subito in crisi, fino alla definitiva separazione del 1948: Violeta non era certo la casalinga convenzionale che il marito pensava di aver sposato. In questo periodo infatti la cantante continuò ad esibirsi con gruppi teatrali, nei bar, o in programmi radiofonici. Di questo periodo sono i suoi primi dischi di musica folcloristica cilena, incisi con la sorella Hilda : “El Caleuche”, “La Cueca del Payaso” e “La Viudita“.

Nel 1949 Violeta si sposò nuovamente con Luis Arce, ma il matrimonio entrò presto in crisi malgrado la nascita di altri due figlie: Carmen Luisa e Rosita Clara (che morì bambina e fu celebrata dalla madre nella canzone “Verso Por la Niña Muerta“). Nel frattempo, il figlio Angel, a soli cinque anni, cominciò la ‘carriera artistica’, esibendosi nei circhi ambulanti: il suo repertorio era composto di musica latino americana e dei suoni generati da un particolare strumento, il guitarrón (chitarra cilena composta di 25 corde). Più tardi si unì a lui anche la sorella Isabel.

Agli inizi degli anni cinquanta arrivarono i primi successi e Violeta cominciò ad essere conosciuta in tutto il Cile. Conobbe numerosi artisti e poeti, fra cui Pablo Neruda e Pablo de Rokha E’ a questo punto che Violeta capì il ruolo culturale che poteva svolgere in favore del suo paese, facendo emergere delle tradizioni di immensa ricchezza, che stavano per essere dimenticate. Grazie ai consigli del fratello Nicanor, Violeta cominciò a metà anni cinquanta, il suo “viaje infinito” in tutto il Cile. Dal suo “viaggio infinito” nasceranno, oltre alle raccolte di canti popolari che saranno alla base dell’intero movimento della “Nueva Canción Chilena“, dei capolavori poetici come “Rún Rún se fue p’al Norte” e “Exilada del Sur” (entrambe cantate poi dagli Inti-Illimani).

Nel 1953, dopo un recital a casa di Pablo Neruda, venne chiamata da Radio Cile per un programma sul folclore locale (Canta Violeta Parra) . Di questo periodo sono “Casamiento de Negros” e “Qué Pena Siente el Alma”, due delle sue canzoni più conosciute. Assieme al musicista Patricio Manns e al giovane Víctor Jara, fondò una società editoriale e discografica chiamata “Estampas de America”.
Nel 1954 ricevette il premio Caupolican, come ‘folklorista del año’, che la portò in Europa, in occasione del Festival della Gioventù di Varsavia, ed in Unione Sovietica. Violeta soggiornò in vari paesi europei ed in particolare in Francia, dove incise dei dischi e riscosse i primi veri successi internazionali.

Nel 1956 rientrò in Cile, dove creò e diresse il Museo di Arte Popolare nella città di Concepción. Violeta, dopo la morte della figlia, aveva bisogno di trovare altri modi di espressione: cominciò allora un’attività frenetica che la portò a dedicarsi anche ad altre attività artistiche, come la ceramica e la tappezzeria.

Violeta tuttavia si sentiva più apprezzata all’estero che nel proprio Paese. Fra il 1961 ed il 1965 scelse di vivere in Francia, dove poté esporre le sue opere e fare dei concerti per l’Unesco e al Teatro delle Nazioni, continuando la sua intensa attività artistica ed i suoi recitals di musica folcloristica cilena. A Parigi lanciò i suoi figli Angel e Isabel nel mondo della canzone con il nome Los Parra de Chile.
Nel 1964 espose al Louvre e scrisse un libro (Poesía Popular de Los Andes); la televisione svizzera le dedicò un servizio (Violeta Parra, Bordadora chilena).

In questo periodo Violeta strinse una relazione con il musicologo e antropologo svizzero Gilbert Favré, che diverrà il grande amore della sua vita, destinatario delle sue più importanti composizioni d’amore (“Corazón Maldito”, “El Gavilán, Gavilán”, “Qué He Sacado con Quererte“, e molte altre).
Violeta si era intanto avvicinata al Partito Comunista ed aveva cominciato a scrivere canzoni molto critiche nei confronti della società e della Chiesa: tra i suoi testi più ‘arrabbiati’ ricordiamo “Miren Cómo Sonríen“, “Qué Dirá el Santo Padre“, “Arauco Tiene una Pena“, “Según el Favor del Viento“. Queste canzoni saranno le prime della nuova corrente della Nuova Canzone Cilena.

Nel 1965 Violeta tornò in Cile e si fece costruire un tendone da circo nei sobborghi di Santiago, chiamato ‘Il Circo della Regina’, con il progetto di convertirlo poi in un importante centro di cultura folcloristica, insieme con i suoi figli Angel e Isabel, Patricio Manns, Rolando Alarcón e Víctor Jara, ma il pubblico non la appoggiò in questa sua inziativa.

L’incomprensione del pubblico cileno fu uno dei fattori che influirono sul terribile finale della sua vita. La fine della sua relazione con Gilbert Favre la lasciò in uno stato d’animo molto provato. Le sue ultime canzoni sono raccolte nel disco Las Últimas Composiciones, lanciato nello stesso anno. Il disco include la famosissima “Gracias a la Vida“, forse il più bell’inno alla vita in musica (che Violeta scrisse poco tempo prima di uccidersi): praticamente un testamento.

Il 5 Febbraio del 1967, a cinquanta anni, Violeta si suicidò nel suo tendone da circo.

Le canzoni di Violeta Parra sono state cantate dai suoi figli Angel e Isabel Parra, ma anche da Mercedes Sosa (Argentina), Elis Regina e Milton Nascimento (Brasil), Joan Manuel Serrat (España), Silvio Rodríguez (Cuba), Joan Baez (Stati Uniti), e da molti altri, fra cui, in Italia, da Gabriella Ferri.

Vedi anche:
http://www.violetaparra.scd.cl/musica.htm
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