La Donna che spazzava il Deserto – La Mujer que barría el Desierto

Immagine correlata

La Donna che spazzava il Deserto
(El País VIAJES)

Per depredare le Linee di Nazca, per prima cosa dovevano sconfiggere questa donna di ferro. Con quella determinazione che solamente una donna appassionata può avere, fece fallire intenzioni immobiliari, agricole, turistiche e solo cadde davanti la Strada Panamericana, un’opera che sarà indispensabile , ma è più indispensabile della memoria? Non potevano deviarla un pochino?
Certo, non fu lei sola, furono molti coloro che lottarono per la sopravvivenza di questo tesoro dell’umanità, questo dilemma non ancora risolto. Nessuno però arrivò ad avere tanta perseveranza, persino in tempi tanto difficili per lei, come quando durante la Seconda Guerra Mondiale, vista la sua condizione di tedesca, le proibirono di pestare il suo adorato centro di ricerca. In seguito seppe guadagnarsi il rispetto e l’affetto di tutti i peruviani.
Da dove cominciamo? Stiamo omaggiando Maria Reiche Grosse Neuman (1903-1998), chiamata anche la “Regina del deserto”, “ La donna che spazza il deserto”, “ La Dama delle pampas” e anche, naturalmente: “la gringa pazza”. Vediamo quanto pazza fosse citando un paragrafo dei suoi lavori sulle linee di Nazca: “Sarebbe avere un’opinione molto bassa degli antenati, supporre che tutto questo lavoro immenso e minuziosamente esatto e dettagliato, realizzato con coscienziosa perfezione, aveva come unica finalità lo stare al servizio di una superstizione primitiva o un culto sterile degli antenati…
Fu una tra i pochissimi europei che di fronte alle culture arcaiche americane, non perse tempo cercando affannosamente il luogo dove gli indigeni strappavano il cuore alle persone, cosa che probabilmente fecero in qualche occasione, ma non con maggior entusiasmo di quello che dedicavano nel vecchio continente al rogo delle streghe, all’impalamento e alla sedia elettrica, ancora oggi. Insomma, l’uomo fa cose orribili, ma fa anche cose grandiose alle quali si deve prestare attenzione.

Vediamo un po’ se possiamo sistemarci alla giusta misura delle cose. In questi tempi di altissima tecnologia, si è arrivato a dire che la Grande Muraglia cinese era l’unica opera umana visibile dalla luna, il che risultò fantasioso e falso. Risulta però per certo che le Linee di Nazca (Nasca, secondo altre grafie, Nasqa se seguiamo la pronuncia quechua e aymara), sono chiaramente visibili dai satelliti. È dunque certo che furono fatte affinché gli extraterrestri atterrassero? No; assolutamente no, ma non abbiamo neanche chiaro il perché diavolo le fecero e come riuscirono a fare calcoli geometrici tanto perfetti con queste dimensioni sovrumane.
Stiamo negando l’ipotesi degli extraterrestri? Non possiamo, non vediamo da nessun lato prove definitive su nessuna cosa. Se mi permettete però di esprimere un’opinione, conobbi ad Acapulco, durante un congresso, Von Daniken, che fu chi sollevò questa spiegazione e allo stesso tempo vendette in maniera sostanziosa vari libri sull’argomento. Poche volte vidi qualcuno tanto esaltato: se lo contraddicevi sembrava stesse sul punto di colpirti col primo piatto volante che avesse trovato.

Più che i disegni, forse, dovrebbero impressionare le linee dritte, di addirittura 15 km di estensione senza quasi deviazione e questo è incredibilmente verificabile dalle foto satellitari. È come se questi indigeni fossero dotati di sofisticati teodoliti, come quelli che usano gli attuali ingegneri per tracciare le strade… Quasi tutto il resto lo si potrebbe spiegare con una buona scala e persino con una mongolfiera, visto che c’è chi dimostrò che questi indigeni precedenti agli inca furono in grado di alzarsi su di una mongolfiera come quelle che attualmente funzionano con aria calda. Avevano persino tessuti dalle trame tanto chiuse che potevano trattenere l’aria a temperature differenti. Non dico che lo fecero, quello che dico è che dimostrarono di poterlo fare.. Pertanto aggiungi questa teoria come probabile, per quanto sembri assurda.

Maria Reiche era incline a pensare che si trattasse di uno smisurato calendario astronomico, con figure che rappresentavano costellazioni e linee che indicavano la rotta celeste di determinati astri..Mm..Col massimo del rispetto, stimata Maria, è una teoria molto più seria delle solite, ma…
Ma non è migliore della prima di tutte le ipotesi, quella che espresse nel 1537 don Pedro Cieza di León, un cronista della spedizione di Francisco Pizarro, conquistatore impegnato a mostrare agli indigeni andini come si temeva, com’era e le atrocità che commetteva, un vero selvaggio da poco uscito dalla cultura europea. Pedro Cieza vide i disegni e molto spedito scrisse che erano segni che gli indios facevano per trovare i percorsi che dovevano seguire.
Personalmente , mi piacciono di più le teorie che si schierano dal lato di sentieri cerimoniali, il che, senz’altro, non spiega le figure, né la longitudine dei sentieri, né l’enorme quantità di questi.
Le linee e le figure furono costruite 300 o 400 anni prima di Cristo dai membri della cultura peruviana che chiamarono Nazca, semplicemente dalla popolazione più prossima ai giacimenti, che comprendono bellissime ceramiche decorate, alcune, con le stesse figure delle famose “Linee”. Il giacimento più famoso ha circa 500 km² di superficie.
Quanto sono grandi le figure? Le fonti ne descrivono varie: Scimmia: 95m., ragno: 32m., lucertola: 188m., radice: 80m., uccello fregata: 160m., fiore: 76m., mani: 48m., colibrì 1: 68m., colibrì 2: 95m., Araba Fenice col collo di biscia o a zigzag: 305m., pellicano: 138 m., uomo civetta ( astronauta): 40m., condor adulto: 160 m. Per lo stupore più totale però ci sono fonti che offrono altre dimensioni, maggiori di queste.

Guardala in queste due foto.. Valse la pena consumare quella bellezza infantile e risecchirla sotto il sole spietato delle Ande solo per un sogno? Ebbene per alcuni di noi, in questo risiede giustamente la bellezza delle persone, nel loro carattere, negli obbiettivi che si tracciano nella vita.

MR_piccolaMR_anciana

Non spaventarti che non ti buttiamo giù col mucchio d’informazioni disponibili nei link che pubblichiamo sotto, come forma di gratitudine e rispetto nei confronti delle fonti che utilizziamo. Ti lanciamo però alcune pillole su questo straordinario personaggio.

Maria Reiche si alzava prima delle cinque della mattina, per “ poter vincere il sole”, vedere dove si nascondevano certi astri a seconda dei mesi dell’anno. Ogni giorno camminava tra i cinque e i sei chilometri prendendo misure e scrivendo annotazioni, così come riparava ciò che gli irresponsabili rompevano o disperdevano.

Visse per quasi 14 anni in questo deserto, in una capanna senza acqua e senza elettricità. Indossava vestiti molto economici per custodire i soldi per le sue ricerche e mangiava frutta, pane integrale, limoni, estratto di canna da zucchero e cioccolata. Niente borracce; portava l’acqua in vasi di fango, come faceva la gente di cui investigava la vita.

Alcuni dicono che fu unicamente innamorata delle Linee e figure esistenti tra Palpa e Nasca. C’è però chi assicura che ebbe una relazione con Paul Kosok, un ricercatore col quale collaborò e dal quale apprese il necessario per continuare per conto suo. Perché pur essendo tanto bella e interessante non si sposò? Il fatto è che Kosok già era sposato e c’è anche chi garantisce che questa relazione solo esistette nell’immaginazione delle malelingue. Mi piace più l’idea di concederle un amore appassionato e misterioso.

Maria identificava alcune figure come costellazioni. Così la “Scimmia” la equiparava allo Scorpione e l’ “Uccello Fregata” a una costel-lazione dell’emisfero nord! Parlava cinque lingue (tedesco, francese, spagnolo, inglese e italiano) ed era dottoressa in Matematica, Fisica, Geografia e Pedagogia..secondo quanto assicurano i suoi biografi.

Manuel Jesús Orbegozo, giornalista veterano di un quotidiano di Lima, descrive così la dama di Nasca: “ alta, magra, impressionante, con un taglio di capelli da cameriere, con un semplice golfino di cotone, una gonna scolorita e un paio di scarpe di poco valore…
È curioso che con tutti questi titoli Maria venisse a Lima dalla Germania, rispondendo ad un annuncio per la ricerca di una istitutrice da parte del console di quel paese nella capitale peruviana. Bisogna tenere in considerazione che arrivò nel 1932, quando il suo paese stava facendo un bagno nel rancore per i risultati della prima guerra. Già si era innamorata del Perù quando ripartì nel 1936 e ritornò nel paese sudamericano un anno dopo, quando intuì verso dove di dirigeva la sua patria.
Di che cosa visse a Lima? Al principio visse con le entrate come insegnante di lingue, matematica e fisica, in seguito abbandonò tutto per la ricerca e sarebbe finita molto male se non fosse stato per sua sorella Renate Reiche, che aveva una pensione da dottoressa in medicina e divideva con lei le sue privazioni e le sue speranze. Morì un anno prima di Maria, sempre di cancro. Si suppone che altre entrate accompagnarono le undici onorificenze e riconoscimenti che le diedero a partire del 1977..nonostante la cultura non ebbe mai alti contributi.

Maria-Reiche-1946-en-escalera

In gioventù, con le gambe ben tornite, di certo non aveva difficoltà ad incontrare chi la aiutasse sotto la scala. Quando i turisti però arrivarono a valanga, ottenne l’aiuto per alzare questa torre che salvaguardava le reliquie.

Alcune volte la si vedeva, con atteggiamento di sfida, in mezzo alla Panamericana, cercando di impedire il passaggio dei veicoli e un’altra volta, insistette fino a quando riuscì ad impedire che si facesse un bacino di accumulazione che avrebbe sommerso parte dei disegni. Vedendo che era impossibile trattenere la valanga di curiosi, particolarmente dopo i libri di Von Daniken, ottenne i mezzi per far costruire un belvedere di 74 metri di altezza, poiché percorrendo a piedi la grande estensione non si riusciva a distinguere nulla e in cambio, si rovinavano molte tracce.

Sofia_Reiche

La regina Sofia le fece visita nel 1978 e insieme a lei, la regina del deserto sorvolò l’area archeologica.

In tutto il Perù ci sono linee e disegni

Abbiamo già detto che il Perù è inesauribile e che, cultura dopo cultura, si accumularono tracce in tale quantità, che è poco più che impossibile preservarle tutte. L’ Associazione Maria Reiche International per l’Arte e la Scienza, avvisa che ci sono linee e figure di tipo somigliante in molti altri luoghi del Perù e che tutti soffrono ogni anno di enormi danni a causa della trascuratezza.
Orrore degli orrori: La Carretera Panamericana taglia a metà le figure e le Linee.

Chiedono aiuto (e sollecitano interventi), ma dicono che possono fare poco quando la maggior concentrazione di questi resti archeologici si trova sia dall’uno che dall’altro lato della Strada Panamericana. Loro sono testimoni di quei turisti che scendono dai propri veicoli per raccogliere “ricordini” e nel passaggio, scalciare alcune pietre. Persino i camion si fermano e raccolgono cose, così come succede in tutto il Perù. Se vuoi collaborare con queste persone, puoi metterti in contatto con loro in Calle Roma 295, Miraflores, Lima 18, Perù. O scrivendo al loro sito www.maria-reiche.org.

Altra opzione è fare lo stesso con l’organizzazione che sembra molto seria chiamata “ Dr. Maria-Reiche- Linien und Figuren der Nasca-Kulyur in Peru” ubicata in Friedrich-List-Platz 1 , D-01069 Dresda. Tel.: +49-351-462 2936 , Fax: +49-351-462 2161
http://www2.htw-dresden.de/~nazca/Spanisch/projekt.htm

Finalmente se arrivasti fin lì, faresti bene ad andare a conoscere la Casa Museo Maria Reiche, al chilometro 425 della Strada Panamericana Sud. Apre da lunedì a domenica dalle 9 alle 17 e l’entrata costa 5 soles. E-mail: areichelinasca@hotmail.com

Nella foto di destra ti sembra di vedere Maria percorrere una spirale? In tal caso hai una buona vista..

museo-maria-reicheEspiral_MR

È più di un Museo, è la casa dove Maria visse e respirò il suo sogno, insieme a sua sorella Renate. Al principio fu la povera capanna senza luce e senza acqua da dove usciva a perlustrare e a prendersi cura delle linee e delle figure. È anche lì che riposano per sempre entrambe le sorelle, circondate dagli spettri di una civiltà le cui tracce sopravvivono, ma a fatica.

Chi potrebbe prendere la scopa di Maria Reiche con tanta devozione come la sua? “ Se avessi cento vite, le darei per Nazca”, scrisse in un’occasione. Quanto manca una Maria Reiche ai nostri mucchietti di indios a Rocha!

Un po’ di più su questo appassionante tema.

Canale_Nasca
Fotografia di uno dei canali costruiti dalla cultura Nazca e che oggi, dopo quasi due millenni, sono tuttavia in uso. Per costruire gli acquedotti, i nazcas per prima cosa scavavano vari pozzi ubicati separatamente gli uni dagli altri a una distanza tra i 20 e i 50 metri, fino a che incontravano l’acqua.
Successivamente collegavano alcuni pozzi con altri attraverso canali come quello dell’immagine e lo portava fino ai depositi d’acqua usati per l’irrigazione delle valli.

“Condor I” chiamarono allo stesso modo una mongolfiera ad aria calda che realizzò Jim Woodman dopo aver verificato l’idoneità dei tessili di Nazca. Per fare dirigibili , l’azienda “ Raven” utilizza tele di 65×35 filamenti per centimetro quadrato. I tessuti nasqas , avevano 80×45 filamenti, cosicché non lasciavano fuoriuscire l’aria e nemmeno potevano essere penetrati dall’acqua. Il 23 novembre del 1975 l’aeronave sorvolò le linee a 130 metri di altezza, aprendo la possibilità a un’altra ipotesi, ancor più sconvolgente rispetto a quella degli extraterrestri.

http://www.maria-reiche.org/lineas/Home.html
http://www.elorigendelhombre.com/lineas%20de%20nazca.html
http://www2.uah.es/vivatacademia/anteriores/n51/sociedad.htm
http://www2.uah.es/vivatacademia/anteriores/n51/sociedad.htm
http://www.taringa.net/posts/apuntes-y-monografias/17314974/La-mujer-que-barr-a-el-desierto.html
Guillermo Pérez Rossel
Un aneddoto straordinario, quasi magico nella vita di Maria Reiche accadde a Cusco nel 1932. Durante una passeggiata si punse il dito medio della mano destra. L’infezione avanzò e dovettero amputarle il dito. Possiamo immaginare la sorpresa di Maria quando vent’anni dopo, nel 1952, si trovò davanti la figura della Scimmia, con solo 9 dita delle mani?

(fonte: portale peruviano; nascaperu.com; Maria Reiche)

Traduzione: Tania Gibertini

La Mujer que barría el Desierto

Para depredar las Líneas de Nazca, primero debían derrotar a esta mujer de acero.  Con esa determinación que sólo una mujer apasionada puede tener, hizo fracasar intentos inmobiliarios, agrícolas, turísticos y solo cayó ante la Carretera Panamericana, una obra que será imprescindible, pero ¿más imprescindible que la memoria? ¿No la podían desviar un poquito?

Es cierto, no fue ella sola, fueron muchos quienes lucharon por la sobrevivencia de este tesoro de la humanidad, este dilema todavía no resuelto. Pero nadie llegó a tener tanta perseverancia, aún en tiempos muy malos para ella, como cuando durante la Segunda Guerra Mundial, dada su condición de alemana, le prohibieron pisar su adorado centro de investigación. Luego supo ganarse el respeto y el afecto de todos los peruanos.

¿Por dónde empezamos?  Estamos homenajeando  a María Reiche Grosse Neuman (1903 – 1998), también llamada la “reina del desierto”, la “mujer que barre el desierto”,  la “dama de las pampas” y también, naturalmente: “la gringa loca”. Veamos que tan loca estaba citando un párrafo de sus trabajos sobre las líneas de Nazca: “Sería tener una opinión muy baja de los antepasados, suponer que todo este trabajo inmenso y minuciosamente exacto y detallado, hecho con concienzuda perfección, tenía como única finalidad el servicio de una superstición primitiva o un culto estéril de los antepasados…”

Fue una entre poquísimos  europeos que ante las culturas arcaicas americanas, no perdió el tiempo buscando afanosamente el lugar donde los indígenas le arrancaban el corazón a la gente, cosa que quizás hicieron en algún momento, pero no con mayor entusiasmo del que dedicaban en el viejo continente a la quema de brujas, el empalamiento y la silla eléctrica, todavía hoy. En fin, que el hombre hace cosas horribles, pero también hace  cosas grandiosas a las que se les debe prestar atención.

A ver si nos podemos acomodar en la justa medida de las cosas. En estos tiempos de altísima tecnología, se llegó a decir que la Gran Muralla china era la única obra humana visible desde la luna. Lo cual resultó fantasioso y mentiroso. Pero resulta que es cierto que las Líneas de Nazca (Nasca, según otras grafías, Nasqa si seguimos la pronunciación quechua y aymara), son claramente visibles desde los satélites. ¿Entonces es cierto que fueron hechas para que los extraterrestres aterrizaran? No; en absoluto no, pero tampoco tenemos claro para qué diablos las hicieron y cómo hicieron cálculos geométricos tan perfectos en esas dimensiones sobrehumanas.

¿Estamos negando la hipótesis de los extraterrestres? No podemos, no vemos por ningún lado  pruebas concluyentes de ninguna cosa. Pero si me permitís emitir una opinión, conocí en Acapulco, durante un congreso, a Von Daniken, que fue quien promovió esa explicación y al mismo tiempo vendió suculentamente varios libros sobre el tema. Pocas veces vi a alguien tan fanatizado; si lo contradecías parecía que te iba a pegar con el primer plato volador que encontrara.

Quizás más que los dibujos, deberían impresionar las líneas rectas, de hasta 15 kilómetros de extensión casi sin desviación y esto es asombrosamente comprobable con las fotos satelitales. Como si estos indígenas hubieran contado con sofisticados teodolitos, como los que usan los actuales ingenieros para trazar carreteras… y no les quedan tan prolijitas. Casi todo lo demás lo podrías explicar con una buena escalera y hasta con un globo, pues hay quien demostró que estos indígenas preincaicos pudieron haberse elevado en un globo como los que actualmente funcionan con aire caliente. Hasta tenían las telas de trama tan cerrada que podían encerrar el aire a diferente temperatura. No es que diga que lo hicieron, lo que digo es que probaron que podían hacerlo. Así que sumá esa teoría como probable, por más disparatada que parezca.

María Reiche se inclinaba a pensar que se trataba de un descomunal calendario astronómico, con figuras que representaban constelaciones y líneas que indicaban el derrotero celeste de determinados astros. Mmmmm… con el mayor de los respetos, admirada María,  es una teoría mucho más seria que las frecuentes, pero…

…Pero no es mejor que la primera de todas las hipótesis, la que emitió en 1537 don Pedro Cieza de León, un cronista de la expedición de Francisco Pizarro, conquistador empeñado en mostrarle a los indígenas andinos cómo se veía, como era y las atrocidades que hacía, un verdadero salvaje recién salido de la cultura europea.  Pedro Cieza vio los dibujos y muy suelto de cuerpo escribió que eran signos que los indios hacían para encontrar los caminos que debían seguir.

Personalmente, me gustan más las teorías que agarran para el lado de sendas ceremoniales, lo cual, sin embargo, no explica las figuras, ni la longitud de las sendas, ni la enorme cantidad de ellas.

Las líneas y figuras fueron construidas 300 o 400 años antes de Cristo por los miembros de la cultura peruana que denominaron Nazca, simplemente por la población más próxima  a los yacimientos, que incluyen bellísima cerámica ornamentada, algunas con las mismas figuras de las famosas “Líneas”.  El yacimiento más famoso tiene unos 500 kilómetros cuadrados de superficie.

¿Qué tan grandes son las figuras? Las describen varias de las fuentes:  Mono: 95 m.,  araña: 32 m., lagarto  : 188 m., raíz: 80 m., ave fragata: 160 m., flor: 76 m., manos: 48 m., colibrí 1: 68 m., colibrí 2: 95 m., Ave Fénix con cuello de culebra o en zigzag: 305 m., pelícano: 138 m., hombre lechuza (astronauta): 40 m., cóndor adulto: 160 m. Pero, para desconcierto total, hay fuentes que brindan otras dimensiones, mayores a éstas.

Mirala en estas dos fotos ¿valió la pena consumir esa belleza infantil y resecarla bajo el sol despiadado de Los Andes solo por un sueño? Pues para algunos de nosotros, en eso radica justamente la belleza de las personas, en su carácter, en los objetivos que se traza en la vida.

No te asustes que no te vamos a tirar con los montones de información disponibles en los links que publicamos abajo, como reconocimiento y respeto hacia las fuentes que utilizamos. Pero te vamos a soltar algunas pildoritas sobre este extraordinario personaje.

 María Reiche se levantaba antes de las cinco de la mañana, para “poder ganarle al sol”, ver por dónde se ocultaban ciertos astros según los meses del año. Cada jornada, caminaba entre cinco y seis kilómetros tomando medidas y escribiendo anotaciones, así como reparando lo que los irresponsables rompían o desperdigaban.

  • Vivió casi 14 años en ese desierto, en una choza sin agua y sin electricidad. Vestía ropa muy barata para tener dinero para sus investigaciones y comía fruta, pan integral, limones, extracto de caña de azúcar y chocolate. Nada de cantimploras; llevaba agua en vasijas de barro, como hacía la gente cuya vida investigaba.
  • Algunos dicen que únicamente estuvo enamorada de las líneas y figuras existentes entre Palpa y Nasca. Pero hay quienes aseguran que tuvo un romance con Paul Kosok, un investigador con el cual colaboró y con quien aprendió lo necesario para continuar por su cuenta. ¿Y por qué siendo tan bella e interesante no se casó? Ocurre que Kolko ya estaba casado y ocurre también que hay quienes aseguran que ese romance solo existió en la imaginación de las malas lenguas. Me gusta más la idea de concederle un amor apasionado y misterioso.
  • María identificaba algunas figuras como constelaciones. Así, al “Mono” lo asimilaba con el Escorpión y al “Ave Fragata” con una constelación ¡del hemisferio norte! Hablaba cinco idiomas (alemán, francés, español, inglés e italiano)  y era doctora en Matemáticas, Física, Geografía y Pedagogía… aseguran sus biógrafos.
  • Manuel Jesús Orbegozo, veterano periodista de un diario limeño, describe así a la dama de Nasca: “alta, delgada, impresionante, con un corte de pelo a lo garzón, con una simple chompa de algodón, una falda descolorida y un par de zapatos de precio ruin…”

  • Curioso que con todos esos títulos María viniera a Lima desde Alemania, respondiendo a un aviso en busca de una institutriz por parte de un Cónsul de aquél país en la capital peruana. Pero hay que tener en consideración que vino en 1932, cuando su país estaba tomando un baño de rencor por los resultados de la primera guerra. Ya se había enamorado de Perú cuando volvió en 1936 y un año después retornó al país sudamericano cuando intuyó hacia dónde se dirigía su patria.
  • ¿Y de qué vivió en Lima? Al principio vivió con sus ingresos como profesora de idiomas, matemáticas  y física, luego abandonó todo por la investigación y hubiera terminado muy mal si no fuera por su hermana Renate Reiche, que tenía una jubilación de doctora en medicina y compartía con ella sus privaciones y sus esperanzas. Murió un año antes que María, también de cáncer. Se supone que otros ingresos acompañaron las once condecoraciones y reconocimientos que le concedieron desde 1977… aunque la cultura nunca tuvo alta cotización.

En su juventud, con bien torneadas piernas, seguro que no tenía dificultad en encontrar quien la ayudara debajo de la escalera. Pero cuando los turistas se vinieron en avalancha, consiguió ayuda para levantar esa torre que salvaguardaba las reliquias.

  • Alguna vez se la vio, desafiante, en medio de la Panamericana, tratando de impedir el paso de los vehículos y otra vez, insistió hasta que logró impedir que se hiciera un embalse que hubiera sumergido varios de los dibujos. Viendo que era imposible detener la avalancha de curiosos, particularmente luego de los libros de Von Daniken, logró recursos para hacer construir un mirador de 74 metros de altura, pues recorriendo a pie la gran extensión no lograba distinguirse nada y en cambio, se arruinaban muchos vestigios.

La reina Sofía la visitó en 1978 y junto con ella la reina del desierto sobrevoló la zona arqueológica.

Por todo Perú hay líneas y dibujos

Ya hemos dicho que Perú es inagotable y que, cultura tras cultura, fueron amontonando vestigios en tal cantidad, que es poco menos que imposible preservarlos todos ellos.  La Asociación María Reiche Internacional para el Arte y la Ciencia, advierte que hay líneas y figuras de tipo semejante en muchos otros lugares de Perú y que todos ellos sufren enormes daños cada año debido a la desaprensión.

Horror de horrores: la Ruta Panamericana atravesando por el medio de las figuras y líneas.

Piden ayuda (y solicitan recursos), pero dicen que poco pueden hacer cuando la mayor concentración de estos restos arqueológicos se encuentra a uno y otro lado de la Carretera Panamericana. Ellos son testigos de turistas que bajan de sus vehículos para recoger “recuerditos” y, de paso, patear algunas piedras. Hasta camiones se detienen y recogen cosas, como lo hacen en todo Perú. Si querés colaborar con esta gente, podés comunicarte con ellos en Calle Roma 295, Miraflores, Lima 18, Perú. O escribiendo a su web www.maria-reiche.org

Otra opción es hacer lo mismo con la que parece muy seria organización denominada “Dr. Maria Reiche – Linien und Figuren der Nasca-Kultur in Peru” , ubicada en
Friedrich-List-Platz 1 , D-01069 Dresden . Tel.: +49-351-462 2936 , Fax: +49-351-462 2161 http://www2.htw-dresden.de/~nazca/Spanisch/projekt.htm

Finalmente, si llegaste hasta allí, harías bien en ir a conocer la Casa Museo María Reiche, en el kilómetro 425 de la Carretera Panamericana Sur. Abre de lunes a domingo de 9 a 17 horas y la entrada cuesta 5 soles. E-mail:  areichelinasca@hotmail.com

¿En la foto de la derecha te parece  ver a María Reiche recorriendo una espiral? Entonces tenés buena vista…

Es bastante más que un Museo, es la casa donde María vivió y alentó su sueño, junto con su hermana Renate. Originalmente fue la pobre cabaña sin luz y sin agua desde donde salía a recorrer y cuidar las líneas y figuras. También es allí donde descansan para siempre ambas hermanas, rodeadas de los espectros de una civilización cuyos rastros sobreviven, pero a duras penas.

¿Quién podría tomar la escoba de María Reiche con tanta devoción como ella? “Si cien vidas tuviera, las daría por Nazca”, escribió en una oportunidad.    ¡Cuánta falta hace una María Reiche a nuestros cerritos de indios en Rocha!

Un poco más sobre este apasionante tema.

Fotografía de uno de los canales construidos por la Cultura Nazca y que hoy, casi dos milenios después, todavía siguen en uso .Para hacer los acueductos, los nazcas primero cavaban varios pozos ubicados separados unos de otros por distancias entre los 20 y los 50 metros, hasta que encontraban agua. Luego conectaban unos pozos con otros a través de canales como el de la imagen y lo llevaba hacia los depósitos de agua que eran usado para el regadío de los valles . (http://fotosdehoy.wordpress.com )

  “Cóndor I” denominaron al equivalente a un globo de aire caliente que realizó Jim Woodman luego de comprobar la aptitud de los textiles nasquenses. Para hacer dirigibles, la empresa “Raven” utiliza telas de 65×35 hebras por centímetro cuadrado. Los textiles nasqas, tenían 80×45 hebras, con lo cual no dejaban escapar el aire y ni siquiera podían ser penetrados por el agua. El 23 de noviembre de 1975 la aeronave sobrevoló las líneas a 130 metros de altura, abriendo la posibilidad a otra hipótesis, todavía más asombrosa que la de los extraterrestres.

http://www.maria-reiche.org/lineas/Home.html

http://www.elorigendelhombre.com/lineas%20de%20nazca.html

http://www2.uah.es/vivatacademia/anteriores/n51/sociedad.htm

http://www2.uah.es/vivatacademia/anteriores/n51/sociedad.htm

http://www.taringa.net/posts/apuntes-y-monografias/17314974/La-mujer-que-barr-a-el-desierto.html

Guillermo Pérez Rossel

http://viajes.elpais.com.uy/2014/03/04/la-mujer-que-barria-el-desierto/